Storia della Basilica

1. Prima pietra, chiesa, parrocchia

La prima pietra della chiesa dell’Esposizione Universale, dopo i giganteschi lavori di scavo per le fondamenta, fu collocata nella primavera del 1939. Non essendo in possesso di una documentazione ufficiale, ignoriamo se ebbe luogo una “cerimonia” specifica. Sappiamo invece con certezza che, per allestire l’Esposizione Universale che doveva tenersi a Roma nel 1942, dopo quella di Parigi del 1937, venne istituito con la legge n. 2174 del 26 dicembre 1936 l’Ente autonomo E 42, del quale fu nominato Commissario Generale il senatore Vittorio Cini. Come sede dell’Esposizione fu scelta una vasta zona a Sud di Roma. Furono espropriati circa 400 ettari di terra brulla, che appartenevano ai monaci trappisti dell’abbazia delle Tre Fontane. La Commissione tecnica, presieduta dall’architetto Marcello Piacentini, predispose il progetto dell’E 42. Fra i numerosi edifici nei quali si sarebbe svolta l’Esposizione delle Nazioni, figurava naturalmente una chiesa, collocata nel progetto all’estremità destra dell’erigendo quartiere, sopra una collina denominata “del finocchio”. Il tempio, oltre alle cerimonie religiose dell’apertura e della chiusura dell’Esposizione, avrebbe dovuto ospitare una “mostra dell’espansione della Chiesa Cattolica” e una “mostra iconografica dei Santi Pietro e Paolo”. Fra i vari progetti presentati, fu scelto quello dell’architetto Arnaldo Foschini. Il plastico, presentato dal senatore Cini al Papa Pio XI, fu approvato dal Pontefice, il quale nominò consulente da parte del Vaticano il cardinale Celso Costantini.

1953 – Dopo la lunga parentesi bellica e post-bellica, riprendono i lavori di completamento della chiesa, che si innalza sul quartiere ancora deserto. Sullo sfondo, il Tevere.

  Dopo alcune modifiche al progetto primitivo, nella primavera del 1938 iniziarono i lavori per la realizzazione della chiesa, effettuati dall’impresa Leone Castelli sotto la direzione dell’architetto Arnaldo Foschini, coadiuvato da una équipe di ingegneri.
Nel giugno 1939 era terminata la “gettata” delle fondamenta. L’anno successivo, in settembre, la struttura dell’edificio era già innalzata e si procedeva alla costruzione della cupola. Malauguratamente, un infausto giorno del giugno 1940, l’Italia entrò in guerra, la seconda guerra mondiale. I lavori però proseguirono, tanto che nel 1941, dopo circa tre anni di lavoro, il tempio era quasi terminato nella sua struttura architettonica. 

2. Sospensione

Nel 1942, più che incanalarle all’Esposizione Universale che sarebbe dovuta avvenire in quell’anno, tutte le energie furono sprecate nella guerra, per cui i lavori prima rallentarono, poi furono sospesi. Durane le vicende belliche del 1943 – 44, alcune granate colpirono la chiesa e i due porticati adiacenti. Negli anni successivi tutto il comprensorio fu lasciato nel totale abbandono e depredato del materiale da costruzione.
Nell’immediato dopoguerra il Governo della rinata Repubblica Italiana progettò di trasformare il quartiere dell’Esposizione in quartiere residenziale, riadattando gli edifici già costruiti. l’E 42 si trasformò in E.U.R.. Dapprima fu nominato Commissario il prof. Leonardo Severi, poi, nel 1951, il prof. Virgilio Testa. Gran galantuomo, dinamico e competente, durante la sua gestione dal ’51 al 1970, creò il “Quartiere EUR” rendendolo il più bello e funzionale quartiere non solo di Roma, ma forse d’Europa.
Fra i tanti edifici da completare, rimaneva la chiesa.
A questo punto dobbiamo fare un passo indietro. Nell’archivio parrocchiale è conservata una fitta documentazione, iniziata fin dal 1945, tra il P. Alfonso Orlini, ex Ministro Generale dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali, la Santa Sede e le autorità del Governo Italiano. Il P. Orlini chiedeva insistentemente la proprietà della chiesa, promettendo come contropartita di completarla nelle strutture e di farla officiare dai Frati Francescani Conventuali. 

3. Convenzione tra Ente EUR e i Francescani conventuali

Con la nomina del prof. Testa, i contatti personali ed epistolari si infittirono, tanto che il 6 giugno 1952, con il benestare del Vaticano e del Vicariato di Roma, si arrivò alla firma del “contratto di proprietà”, sottoscritto dal Commissario Virgilio Testa per conto dell’Ente Autonomo e del P. Andrea Eccher, Ministro Provinciale, per conto della Provincia Veneta dei Frati Minori Conventuali.
Riportiamo, stralciandolo dall’atto notarile, che consta di una premessa e 10 articoli, l’art. 1:
“L’Ente Autonomo Esposizione Universale di Roma trasferisce in proprietà a titolo gratuito alla “Provincia Patavina dei Frati Minori Conventuali”, che dichiara di accettare, la chiesa dei SS. Pietro e Paolo, sita nella zona dell’E.U.R., e i due porticati ivi attualmente esistenti.
L’Ente trasferisce anche, allo stesso titolo, in proprietà della Provincia Patavina, che accetta, l’area su cui esiste la chiesa, della superficie di mq. 6421, quella su cui esistono i portici laterali, dell’estensione di mq. 374 ciascuno, nonché una parte del territorio adiacente a detti portici di circa mq. 4937. Le aree, di cui alla disposizione precedente, sono indicate del catasto del Comune di Roma. (omissis)
.
La “Provincia Patavina ” si impegnava a completare e rifinire l’edificio della chiesa, i portici laterali, e a edificare la casa religiosa e le altre costruzioni per le opere parrocchiali.
I primi sacerdoti della Provincia Patavina di S. Antonio (P. Celestino Biasi, Superiore; P. Giovanni Martini, parroco di S. Marco Evangelista in agro Laurentino, sotto la cui giurisdizione si trovava la nuova chiesa; P. Martino Penasa) arrivarono all’EUR, ancora completamente disabitato, nel mese di dicembre del 1952, sistemandosi alla meglio negli umidi e scomodi scantinati del lato Sud della chiesa, vivendo poveramente come i primi frati di San Francesco.

  1953 – Completamento esterno della basilica; la gradinata e il piazzale. 

4. Restauro e completamento

Nel 1953 iniziarono i lavori di restauro e di completamento dell’edificio, affidati all’impresa Carlo Rossini, che proseguirono nel ’54 e ’55, seguiti da parte della Provincia Patavina dal P. Benvenuto Giacon, dal P. Alfonso Orlini e dal P. Celestino Biasi, al quale va il merito inoltre di aver stabilito i primi contatti spirituali con le famiglie che pian piano venivano ad abitare nella nuova zona.
Trasformare il tempio, ideato come costruzione “celebrativa”, quindi nel monumentale stile in voga negli anni Trenta, in chiesa funzionale destinata a diventare la parrocchia del Quartiere, non fu un’impresa facile. Alla grandiosità dell’esterno corrispondeva uno spazio interno, destinato al culto, troppo ridotto; a ciò si aggiunga l’inconveniente che l’abitazione dei sacerdoti e le altre strutture che ogni parrocchia comporta dovevano necessariamente sorgere lontano dalla chiesa, situata per di più non al centro, ma ad una estremità del Quartiere.
L’interno della chiesa da ristrutturare con le quattro grandiose “quinte”, la gigantesca cupola, le immense pareti intonacate di bianco, con i tre altari di marmo bianco – si consenta a chi scrive una personale valutazione inserita nella fredda oggettività della cronaca – non sembrano l’ideale per una chiesa che deve invitare, anche nelle linee architettoniche e plastiche, ad elevare l’anima al colloquio con Dio, singolo e comunitario. 

5. Apertura al Culto

Riprendendo il racconto, troviamo nella cronaca dell’archivio parrocchiale che l’apertura al culto della chiesa dei Santi Pietro e Paolo avvenne la mattina del 3 luglio del 1955. Una cerimonia solenne, alla quale parteciparono il cardinale Vicario Clemente Micara, che celebrò la Messa, il Ministro Generale dell’Ordine P. Vittorio Costantini, il Ministro Provinciale di Padova P. Angelo Beghetto con il Segretario P. Lino Brentari, e altre personalità.

  1955 – La chiesa è completata nella sua struttura esterna. 

Il servizio liturgico della chiesa, non ancora completata, limitatamente ai pochi abitanti che cominciavano ad abitare la zona, fu svolto da numerosi Padri che si avvicendarono negli anni successivi.
Nel dicembre del 1956 fu impartito il primo battesimo annotato nel 1° libro dei battezzati, firmato dal parroco di S. Marco Evangelista, P. Luigi Danielli.
Nel 1957 proseguirono i lavori murari, oltre all’attività di evangelizzazione e santificazione: i battezzati furono 40, e in maggio avvenne la suggestiva cerimonia delle cresime e prime comunioni, officiate da Mons. Ettore Cunial.
Nel 1958, essendo aumentata la popolazione, iniziarono le pratiche per l’erezione della chiesa a parrocchia. Arrivò da Padova il P. Faustino Ossanna, presentato al Vicariato di Roma come nuovo parroco e Superiore della Comunità dei Frati.
Il decreto ufficiale con cui la chiesa dei Santi Pietro e Paolo venne eretta parrocchia autonoma, la 172a parrocchia dell’Urbe, porta la data dell’8 dicembre 1958.

6. Visita

Il tempio monumentale dei Santi Pietro e Paolo in Roma si innalza nel punto più elevato dell’Eur, là dove si ritiene che preesistesse un oratorio dell’Arciconfraternita dei Pellegrini, consacrato sempre ai due Apostoli.
La progettazione è affidata all’architetto Arnaldo Foschini a cui sono affiancati gli architetti Alfredo Energici, Vittorio Grassi, Nello Ena, Tullio Rossi e Costantino Vetriani come collaboratori, soprattutto per lo sviluppo dei particolari decorativi e, nella parte tecnica, dal fratello del Foschini, Alfredo, ingegnere e nella parte strutturale da Aristide Giannelli.

Il progetto definitivo viene approvato nel settembre del 1938 e i lavori di erezione hanno inizio nell’aprile del 1939. Ulteriori notizie alla pagina Storia della Parrocchia.

Aperta al culto il 3 luglio 1955, la chiesa fu eretta a parrocchia l’8 dicembre 1958, divenendo così il punto di convergenza dell’attività spirituale del quartiere Eur.
La chiesa diventa “titolo cardinalizio”, affidata al Cardinale Francesco Seper, il 7 novembre 1965 (è presente alla cerimonia il Vescovo Karol Woityla).
Il 29 giugno 1966 la chiesa viene consacrata dallo stesso Cardinale Francesco Seper e il 29 giugno dell’anno seguente viene elevata alla dignità di Basilica

Il tempio, che sorge al centro della piazza, su un’ampia piattaforma, è concepito a pianta centrale, a croce greca, e si presenta maestoso nelle sue linee.

Pianta del piano terra della Basilica dei Santi Pietro e Paolo

È costituito da un cubo centrale dal quale si staccano i volumi dei quattro bracci della croce greca e della solenne cupola emisferica, che, con il suo diametro di 32 metri, è annoverata tra le più imponenti di Roma.
Nel rispetto della tradizione romana, anche in questa chiesa il materiale impiegato all’esterno è il travertino che, con le sue superfici, a volte bugnate e a volte lisce, riflettendo e assorbendo le variazioni di colore dell’atmosfera nelle varie ore del giorno, contribuisce a definire l’effetto cromatico generale dell’opera insieme ai chiaroscuri degli elementi plastici e architettonici.

Statue di san Pietro e san Paolo

La composizione architettonico-urbanistica è completata dalle quinte laterali a portico, dalle due grandi statue raffiguranti i Santi patroni Pietro e Paolo e dalla scalea monumentale che unisce il piazzale della chiesa al sottostante Viale Europa, asse vitale del quartiere.

All’esterno, sulla cuspide della lanterna, si trova l’angelo in bronzo di Carmelo Abate.

Angelo di bronzo sull’apice della cupola

Al centro della facciata, ai lati della croce, altri due grandi angeli, opera di Federico Papi. Nella nicchia della facciata è collocato un grande altorilievo, rappresentante Cristo nell’atto di consegnare le chiavi a S. Pietro, opera dello scultore Giovanni Prini, che è anche l’autore del pregevole portone di bronzo diviso in dieci formelle, esaltanti le opere dei Santi Pietro e Paolo.
Nel nicchione di destra si trova l’altorilievo in travertino “La crocifissione di S. Pietro” di Alessandro Monteleone, mentre in quello di sinistra “La decollazione di S. Paolo” di Carlo Pini. Sul fronte absidale Venanzio Crocetti è presente con la sua opera giovanile “La conversione di S. Paolo”.
Le pareti dei nicchioni, come del resto le pareti delle cappelle interne, sono decorate da motivi geometrici e simbolici di Francesco Coccia.

La statue di S. Pietro (a destra) e S. Paolo (a sinistra), che sono poste alla sommità della scalinata monumentale, sono opera rispettivamente di Domenico Ponzi e di Francesco Nagni. 

Entrando nella chiesa, si percepisce subito la vastità dell’ambiente centrale a pareti circolari sul quale insistono le quattro braccia della pianta a croce greca e si affacciano gli atri di smistamento agli ambienti minori (tra cui la Sacrestia, gli uffici parrocchiali e l’oratorio) e il fonte battesimale.

Il crocifisso di bronzo di Giuseppe Graziosi

Sopra l’altare maggiore, sullo sfondo dell’abside, domina la figura di Cristo trionfatore, pregevole opera dello scultore Attilio Selva, inserita in un mosaico, opera del figlio Sergio, che rappresenta il martirio e la glorificazione degli apostoli Pietro e Paolo.
Il Crocifisso di bronzo è opera del modenese Giuseppe Graziosi.

Di Duilio Cambellotti sono i due amboni gettati in bronzo (1950), con altorilievi narranti gli episodi principali della predicazione di S. Pietro e S. Paolo.

L’ambone sinistro

L’Ambone a sinistra dell’Altare è dedicato a san Pietro. L’altorilievo narra la predicazione dell’apostolo dinnanzi al Tempio di Gerusalemme. (Vedi Atti degli Apostoli 3,11-26).

L’ambone destro

L’Ambone di destra, vicino alla porta della sagrestia, è dedicato a san Paolo. L’altorilievo narra del discorso dell’apostolo delle genti, sul ‘Dio ignoto’, all’Aeròpago ad Atene . (Vedi Atti degli Apostoli 17,22-34).

L’Immacolata concezione

La cappella di sinistra è dedicata all’Immacolata Concezione: un mosaico di Bruno Saetti, che rappresenta la Madonna con il Bambino circondata da una corona di angeli.


La cappella di destra, dedicata a S. Francesco d’Assisi, accoglie una pala in mosaico del pittore Janos Hajnal raffigurante S. Francesco con alcuni santi dell’ordine francescano.
Sul tamburo della cupola spiccano quattro altorilievi marmorei, raffiguranti gli Evangelisti: Francesco Coccia ha realizzato S. Luca e S. Marco, mentre a Enrico Castelli si devono S. Giovanni e S. Matteo.

Battesimo di Gesù di A. Spadini – Fonte Battesimale

Sul lato destro si apre il fonte battesimale, arricchito da mosaici e da marmi, preziosa opera del pittore Sergio Selva. Il gruppo in bronzo, poggiato sulla vasca battesimale e raffigurante il battesimo di Gesú, è opera di Andrea Spadini.


A destra dell’ingresso si trova la cappella S. Antonio. Restaurata nel 1978 è arricchita dalle opere in cotto del pittore Franco Petruzzi.
In una sala a sinistra dell’ingresso si può ammirare un grande Crocifisso ligneo dello scultore G. Vucetich.
In sacrestia sono raccolte varie opere d’arte di un certo interesse e alcuni bozzetti delle opere realizzate nella basilica.

La custodia della Basilica e la cura della parrocchia sono affidate ai Frati Minori Conventuali.